Le nuove tecnologie sono in crescente diffusione nel mondo del lavoro e hanno ovviamente un impatto sociale: le implicazioni di tali tecnologie della comunicazione investono non solo il mondo del lavoro e delle organizzazioni ma anche la vita quotidiana di ciascuno di noi, nel modo di comunicare, cooperare, relazionarsi agli altri.
Già Mc. Grath nel 1990 si era chiesto se le nuove tecnologie alterano gli aspetti temporali del lavoro e della comunicazione dei gruppi ed era arrivato alla conclusione che gli effetti sono potenti e pervasivi e che le conseguenze sono sia positive che negative sul comportamento dei gruppi.
E’ indubbio che con la diffusione della telefonia mobile e dei servizi da essa forniti (accesso ad Internet, invio e ricezione messaggi SMS, E-mail, fax, ecc.), con l’aumento vertiginoso del numero di calcolatori connessi ad Internet, con la crescente adozione dei computer portatili, sono notevolmente migliorate, sia quantitativamente che qualitativamente, le possibilità di comunicare e scambiarsi informazioni in modo rapido, efficiente e relativamente economico. Ciò vuol dire che stanno aumentando le opportunità di migliorare le condizioni di lavoro per milioni di persone, di favorire le capacità delle organizzazioni di fornire risposte sempre più soddisfacenti alle richieste del mercato, di contribuire al miglioramento delle condizioni ambientali.
Ma l’introduzione di queste nuove tecnologie nel mondo del lavoro produce solo benefici alle aziende e ai lavoratori o esiste davvero il rischio di effetti negativi? Gli studi effettuati stanno aumentando notevolmente negli ultimi anni ma esistono ancora oggi pareri molto discordanti in proposito.
In Italia, le nuove tecnologie sono ancora parzialmente utilizzate nel mondo del lavoro: ad esempio, i numeri del telelavoro sono ancora piccoli ed esso, contrariamente alle aspettative degli studiosi (convinti che avrebbe costituito, già nel breve periodo, una risposta ai problemi della disoccupazione), è diffuso ma non in modo così esteso.
Cos’è il telelavoro?
Ma cosa si intende per telelavoro? Il telelavoro, che può essere sia autonomo che dipendente, si può attuare secondo diverse forme (a domicilio, mobile, con un ufficio o un centro di lavoro satellite, ecc.) ma, in un’unica definizione, si può affermare che si ha telelavoro quando l’attività è svolta a distanza dall’azienda (in modo stanziale o mobile), con il supporto del computer (collegato in rete o stand alone).
Ma quali conseguenze può avere sulle abitudini e i modi di vita dei lavoratori il passaggio dalle forme di lavoro tradizionale al telelavoro?
Il telelavoro indipendente
Il telelavoro indipendente svolto a domicilio cioè svolto nella propria abitazione, ha delle caratteristiche che causano inevitabilmente un mutamento nella percezione dello spazio e del tempo.
Per quanto riguarda la percezione del tempo, la domestication del luogo di lavoro, cioè l’assorbimento del lavoro nel sistema di regole della vita privata (anche se i due spazi, dell’abitare e del lavorare sono tenuti distinti), produce non tanto una fusione quanto piuttosto una coesistenza di due sistemi di regole e culture che incide in due modi sulla vita del lavoratore:
- L’orario di lavoro può seguire, adattarsi alle abitudini, ai cicli vitali della vita privata, alle caratteristiche personali del lavoratore.
- Mutano inoltre le abitudini mentali rispetto a diverse coordinate della vita civile. Il lavoratore autonomo si riappropria del luogo di lavoro, finalmente lo percepisce come suo, può plasmarlo e organizzarlo secondo le sue esigenze, può seguire regole create da se stesso e solo per se stesso.
Ma l’alienazione del lavoro salariato, che divideva l’individuo in due cicli, non potrebbe così lasciare il posto ad una insofferenza, ad una non-accettazione e un non-rispetto delle regole e delle esigenze altrui da parte del lavoratore autonomo?
Sicuramente, il poter lavorare in un ambiente non alienante, sentito come proprio, può accrescere la produttività aumentando l’autonomia, favorendo la formazione di una identità professionale e diminuendo i costi connessi alla mobilità casa-lavoro e all’espropriazione di spazi propri.
Ma la domestication del luogo di lavoro che dovrebbe permettere un’organizzazione flessibile del lavoro, un adattamento del lavoro alle caratteristiche dell’individuo, non potrebbe invece causare dei problemi di tutela della privacy, nel senso che il lavoratore, pur essendo a casa, può avere la sensazione di essere sempre in ufficio, senza staccare mai la spina, magari perché può essere sempre reperibile in caso di eventuali problemi lavorativi?
Stesso discorso può essere fatto per la variabile tempo di lavoro: mentre il lavoratore salariato, che lavora fuori casa, deve rispettare dei tempi, dei ritmi prestabiliti proprio perché il lavoro è regolamentato, quello del lavoratore indipendente è un tempo di lavoro senza regole, dunque senza limiti.
Tale caratteristica rappresenta solo una maggiore libertà o potrebbe trasformarsi in una incapacità di staccare, in una sorta di schiavismo?
L’uso del computer o di un qualsiasi altro macchinario tecnologico che consente di velocizzare l’esecuzione dei compiti riducendo notevolmente i tempi di lavoro, crea una maggiore quantità di tempo libero ma, in alcuni casi, può invece portare ad una intensificazione della giornata lavorativa (causata anche dalla forma della retribuzione del lavoratore autonomo, dalla sua spinta interna ad un maggior guadagno o dai troppi rischi connessi alla sua autonomia lavorativa)?
L’assimilazione del luogo di lavoro al luogo dell’abitare e il tempo di lavoro senza limiti che dovrebbero permettere un aumento della produttività individuale, dell’efficienza ed efficacia lavorativa e un miglioramento del servizio reso, non potrebbero invece causare problemi di difficoltà nel delineare i confini tra sfera lavorativa e sfera personale, di assorbimento totale nel lavoro col rischio di rimanere sempre più intrappolati in un vortice molto pericoloso?
Il telelavoro mobile
Nel telelavoro mobile, invece, per poter lavorare efficacemente nel territorio rimanendo nello stesso tempo a stretto contatto con l’azienda e con i clienti, i lavoratori mobili hanno a loro disposizione una dotazione basata essenzialmente su un computer portatile e su un telefono cellulare dotato di connessione internet. Tramite questi due strumenti, del tutto complementari, è garantita la reperibilità individuale e lo scambio di dati e informazioni da e per l’azienda. Si crea così un ufficio mobile, che si può anche portare a casa, che comporta indubbiamente molti vantaggi ma anche una molteplicità di problemi dal punto di vista tecnico e della gestione organizzativa.
Anche in questo caso, i vantaggi (raggiunti tramite l’introduzione del computer portatile) sono indubbi ma, il fatto di poter lavorare in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento, di flessibilizzare i tempi di lavoro, di avere contatti col resto del mondo non solo dalla scrivania di casa o dell’ufficio ma anche da un cliente, potrebbero causare un isolamento che causerebbe effetti negativi sempre crescenti con i familiari e i colleghi di lavoro?
Conclusione
Riteniamo importante il fatto che è necessario essere consapevoli che al mondo non esistono innovazioni tecnologiche solo buone o solo cattive, catalogabili indipendentemente dal contesto in cui si situano: crediamo solo che esse debbano portare l’uomo moderno a riflettere bene sulle conseguenze e i rischi della loro introduzione affinché possano essere utilizzate per creare maggiore libertà e benessere personale senza rischi di schiavitù. Ciò è reso necessario anche dal fatto che l’introduzione di nuove tecnologie nell’attività cooperativa non semplifica ma complica notevolmente la vita agli individui in quanto esse non sono affatto trasparenti cioè non solo non lasciano vedere a prima vista come funzionano ma non permettono neanche di vedere la loro intersezione con l’organizzazione sociale.